Sotto l’ombrellone c’è sempre voglia di letture.
Un libro che sicuramente stuzzicherà la curiosità dei lettori sarà in questa calda estate italiana l’ultimo libro di Rino Lavi “Ucciderò controvoglia” – Intrecci Edizioni
La redazione ha voluto fargli qualche domanda per capire come è nata l’idea di questo romanzo e cosa vuol dire per lui “scrivere”.
Non è il tuo esordio letterario questo ma ti sei cimentato questa volta con un nuovo genere letterario: il giallo. Cosa ti ha portato ad un cambio di rotta nella scelta del genere?
Cambiare genere letterario è una sfida, ho voluto mettermi alla prova. Lo spunto poi da cui è nata l’idea del libro ha creato l’occasione giusta per iniziare il percorso;
Il titolo “Ucciderò controvoglia” è un ossimoro perché nessuno uccide controvoglia, perché la scelta di questo titolo?
Lo scrivere, per rendere la narrazione credibile e coinvolgente, comporta uno sforzo di immedesimazione che a mio avviso è paragonabile a quello cui si devono sottoporre gli attori. Riflettendo su questo aspetto, e pensando al fatto che nel dipanarsi del racconto uno dei protagonisti avrebbe senz’altro ucciso, ho pensato per la prima volta al titolo, che, in questo senso, ha quindi una sorta di elemento autobiografico, se riferito alla fatica che immaginavo di dover affrontare nel mettermi nei panni dell’assassino. In realtà, al di là di questa prima considerazione, che mi aveva fatto sorridere, mi sono poi reso conto che il titolo stesso era anche congeniale alla storia, al profilo del protagonista in questione e al messaggio che avevo in mente di trasmettere;
La stesura del libro ha seguito un iter ben definito o ti sei ritrovato in alcuni momenti a mettere in dubbio, quindi anche riscrivere, importanti pezzi del libro?
La genesi di questa storia è stata del tutto singolare: in una notte insonne, non so come ho creato il garbuglio enigmistico relativo ai nomi di donna, contenuto nel romanzo, e da lì, pensando al gioco che l’assassino avrebbe sottoposto al criminologo, la trama si è improvvisamente sviluppata nella mente, dal principio alla fine, tanto che mi ero alzato e avevo scritto una prima scaletta su un foglio, per evitare di non ricordarmi più nulla l’indomani. Poi, nelle lunghe fasi successive di vera e propria stesura, ho ovviamente aggiustato il tiro in molteplici aspetti, anche essenziali, ma la traccia in sostanza è rimasta quella;
Che cos’è per te la scrittura?
Dicevo sopra delle affinità con la recitazione. Mi è capitato più volte di pensare che la scrittura sia una forma d’arte, che in qualche modo contiene tutte le altre: chi scrive recita, dipinge, danza sui concetti, cesella parole, e le armonizza in musica
Che cosa significa per te essere scrittore?
Chi può definirsi scrittore? Lo siamo tutti, e non lo è nessuno. Più che agli scrittori, io baderei agli scritti, che possono avere un valore, da chiunque provengano, ogni volta che sono in grado di far riflettere, o suscitare emozioni.